MERCURIALE 1965
“La Mercuriale viene stampata in ottomila copie e raggiunge tutti gli operatori interessati alla produzione e vendita dei vini tipici romagnoli”: questa la dicitura contenuta nel riquadro posta sotto al titolo della rivista, questa la sintesi del compito che Alteo Dolcini affidava alla Mercuriale. Gli operatori interessati erano e sono: viticoltori, commercianti, industriali, albergatori, operatori del turismo, amministratori di enti pubblici e privati. Il vino, come il pane, entra in tutte le case ed ha un impatto economico che pochi, nella Romagna dei primi anni sessanta del secolo scorso, avevano presagito. Informare, aggregare, coinvolgere tutte le figure prima elencate nel programma (ambizioso) di tutelare e promuovere la qualità dei vini romagnoli; tutti erano chiamati a dare il loro contributo. Ecco quindi il ruolo della Mercuriale, che si affiancò all’azione dell’Ente Tutela Vini Romagnoli e precedette la creazione del Tribunato dei Vini di Romagna; nella visione di Alteo Dolcini, quella che fattivamente si concretizzò nel risorgimento vitivinicolo romagnolo, la Mercuriale doveva non solo informare ma soprattutto proporre argomenti “utili alla causa” e sollecitarne l’attuazione. Doveva insomma avere la funzione di “allertatrice” come la definì lo studioso Friedrich Schurr. Nel primo numero, distribuito nel novembre del 1965, sono presentate quotazioni, informazioni tecniche su gradazioni e sistemi di produzione oltre al verbale di una tavola rotonda svoltasi a Forlì nel settembre dello stesso anno sul tema dell’adeguamento alla recente legislazione vinicola (legge 930 del 1963 sulla DOC denominazione di origine controllata conosciuta come legge Desana dal nome del senatore piemontese che ne fu l’ispiratore). Alteo Dolcini verbalizza le opinioni dei partecipanti: Mino Madonia, presidente Ente Tutela Vini Romagnoli, Romeo Bagattoni e Antonio Mita, presidenti delle Cantine Sociali di Forlì e Faenza. La rivista non è ancora caratterizzata dall’inconfondibile impronta pubblicistica propria di Alteo Dolcini; già a partire dal secondo numero (lotta alla sofisticazione, tecniche di marketing, il museo enoteca a Bertinoro oggi Ca’ de’ Bè) emerge la creatività straripante dolciniana che negli anni successivi sarà il cardine della rinascita ed affermazione dei vini romagnoli.