18 OTTOBRE 2019 A CASOLA VALSENIO PER ORIANI E SPALLICCI
Roberto Balzani ha commentato il discorso di Aldo Spallicci sottolineando che la sintesi in quattro parti (Oriani uomo, letterato, politico, e il suo senso religioso) proposta al Teatro Senio raccoglieva tutti gli aspetti essenziali delle parole di Spallicci pronunciate il 18 novembre 1959.
Qui si riportano gli aspetti salienti del suo intervento.
Balzani ha ricordato come, dopo il 1945, il compito che si assume Spallicci è quello di risistemare la genealogia romagnola che il Fascismo aveva pesantemente alterato, trasformando la Romagna in una regione che doveva essere in qualche modo il luogo mitico dal quale era sorta la personalità di Mussolini.
Nel periodo fascista tutte le figure della cultura romagnola erano state rivedute e corrette, non solo Oriani ma anche Pascoli, e questa manipolazione era stata funzionale a costruire la figura dell’uomo di Predappio: l’Uomo nuovo, come l’aveva definito Beltramelli nella sua biografia del 1923. Spallicci, che pure aveva creato l’identità romagnola dopo la prima guerra mondiale, con il Plaustro e poi la Piè (e aveva rivendicato le tradizioni attraverso un’accurata rilettura delle stesse per la salvaguardia delle fonti culturali della Romagna in tutte le sue declinazioni), dopo il 1945 si sente in obbligo di restituire alla sua gente i personaggi della Romagna, la loro verità ed inizia quella che si può chiamare una stagione pedagogica che implica una rinarrazione della Romagna, partendo da dove lui l’aveva “lasciata” e cioè dai primi anni venti.
È trascorso più di un ventennio e questa operazione che si può definire narrativa e didascalica ha una finalità pedagogica. Si tratta di abbattere non solo il mito di Oriani quale precursore del fascismo ma di riconsiderare tutta la cultura romagnola che è stata stravolta durante il ventennio. Spallicci analizza anche tutti gli elementi contraddittori della dimensione di Alfredo Oriani. Nel suo discorso ci sono quindi alcuni gli ossimori utilizzati per definire Oriani. Spallicci raccoglie anche quello di Gentile, per cui Oriani era un mazziniano liberale, o quello di Oriani cristiano anticlericale. Queste contraddizioni però stanno insieme nei giudizi espressi da Oriani, perché il suo è un giudizio dialettico in quanto egli utilizza sempre il sistema della tesi, antitesi e sintesi: se si prende ad esempio “La lotta politica in Italia” ci sono pagine liriche dedicate a Mazzini, altre invece tese a difendere lo spirito cavouriano.
È un meccanismo che Oriani applica sistematicamente sia per l’aspetto morale sia per quello politico e anche nelle relazioni umane. Questa apparente contraddizione sconcerta chi lo legge e chi lo ascolta, in quanto egli afferma la verità di una tesi e propone come altrettanto vera l’antitesi per poi giungere a un giudizio sintetico. Una dinamica peculiare che piace moltissimo a Benedetto Croce, che negli scritti di Oriani trova una lettura originale del periodo giolittiano dei primi anni del ‘900. Il metodo dialettico applicato da Oriani è da tenere sempre in considerazione se ne si vuole analizzare le opere: altrimenti lo si considererebbe sempre in contraddizione con se stesso. La sua invece è la dinamica della conoscenza, provocatoria e originale in tutta la sua produzione.
Spallicci fatica a trovare la coerenza in Oriani: egli è infatti un mazziniano abituato alla linearità di pensiero. Per questo considera l’Oriani del periodo crispino un conformista ma in realtà Oriani resta un inclassificabile, fuori dagli schemi, contrario anche a Crispi e al trasformismo. Mussolini è egli stesso uomo della sintesi e per questo prende, in maniera meno sofisticata, i meccanismi sintetici del giudizio di Oriani e li applica alla sua retorica. E in più Oriani è romagnolo e diventa cosi un riferimento importante per il Fascismo.
Quella di Spallicci è una grande operazione (sostenuta anche da Giovanni Spadolini), realizzata attraverso la sua attività parlamentare, gli articoli e le orazioni. Il discorso del 18 ottobre 1959 si può considerare un summa di questa attività e conferma una volta di più la grande onestà e caratura intellettuale di Aldo Spallicci.