12 maggio 2017 Il pino protagonista del paesaggio romagnolo

 
VENERDI’ 12 MAGGIO ALLE ORE 18 A FAENZA, PRESSO VILLA ORESTINA IN VIA CASTEL RANIERO 32, UN INCONTRO E UNA MOSTRA PER RISCOPRIRE IL VALORE LETTERARIO E ARTISTICO DEL PINO IN ROMAGNA, DALLA PINETA DI RAVENNA ALL’OLMATELLO DI FAENZA. L’EVENTO E’ REALIZZATO NELL’AMBITO DELLA MANIFESTAZIONE “MUSICA NELLE AIE” IN SVOLGIMENTO A FAENZA DALL’11 AL 14 MAGGIO
 
Il tema della tutela del paesaggio storico stimolò all’inizio del ‘900 in Italia un forte dibattito culturale che coinvolse l’opinione pubblica e  influenzò l’attività legislativa, intrecciandosi con le tendenze creative delle correnti artistiche. La Romagna ebbe un ruolo primario in quel periodo: è del 1905 la legge a tutela della Pineta di Ravenna, il cui paesaggio aveva ispirato i versi di Dante, Boccaccio, Byron, Pascoli. Il balcone naturale dell’Olmatello a Faenza divenne invece uno spunto iconografico imprescindibile per gli artisti del Cenacolo Baccariniano e i loro eredi delle generazioni successive.
A queste premesse si allaccia l’evento promosso da Carta Bianca Editore di Faenza, Associazione Alteo Dolcini e Associazione Amici dell’Arte di Faenza. Interverranno Antonio Castronuovo, scrittore e direttore de La Piè; Andrea Emiliani, storico dell’arte e già direttore della Pinacoteca di Bologna; letture a cura di Enrico Vagnini, attore e regista teatrale; l’incontro sarà coordinato da Andrea Dolcini, giornalista pubblicista. Al termine degli interventi sarà inaugurata l’esposizione (anche il 13 e  14 maggio, ore 10 – 20, ingresso libero) che presenterà un allestimento di opere ispirate al motivo del pino e della pineta. Grazie al prestito di collezionisti privati saranno esposte opere, tra gli altri, di Nonni, Malmerendi, Campi, Guerrini, Bucci. Insieme a loro una sezione di immagini fotografiche scattate a Castel Raniero dal naturalista Pietro Zangheri negli anni trenta del secolo scorso.
 
Nel primo decennio del novecento in Italia emerse la necessità di tutelare il patrimonio dei beni artistici e naturali. Il ruolo della letteratura fu determinante per raccontare il paesaggio italiano e offrire gli strumenti per comprenderlo e preservarlo. Lo scrittore con le sue opere sacralizza un luogo, ne diffonde la conoscenza, influenza finanche l’attività politica e legislativa. Roberto Balzani ha individuato nell’Ode a Polenta di Giosuè Carducci, scritta nel 1897, il modello di opera letteraria capace di produrre un dibattito culturale e popolare fino a coinvolgere le istituzioni politiche per la conservazione, in questo caso della chiesa di Polenta, di un bene storico-artistico. La legge del 1909 sulle “Antichità e le belle arti” nasce per merito dei ravennati Luigi Rava e Corrado Ricci: il primo ministro alla Pubblica Istruzione e il secondo direttore generale per le antichità e le belle arti. Negli stessi anni i racconti del forlivese Antonio Beltramelli influenzano le scelte artistiche di Domenico Baccarini e Francesco Nonni: il pino per Beltramelli (come per Alfredo Panzini)  è un elemento cardine nella descrizione dei paesaggi nella sua prosa. La pineta di Ravenna e l’Olmatello di Faenza diventeranno soggetti ricorrenti nelle opere degli artisti romagnoli. Anche sulle pagine de “La Piè” e negli scritti di Aldo Spallicci il pino si afferma come terzo elemento, con il plaustro e la caveja, del trittico laico della cultura popolare romagnola.
Francesco Nonni, L'Olmatello_
Gianetto Malmerendi, Pineta_
Giannetto Malmerendi, Le piallasse_