ENTE TUTELA VINI

CONSORZIO PER LA TUTELA DEI VINI TIPICI ROMAGNOLI

1962: anche le zone più rinomate sono quasi spoglie di vigneti. Tutta la collina romagnola si è svuotata di uomini e di viti. La Romagna è al suo primato più triste. Il 30 ottobre 1962 un gruppo di benemeriti fonda l’Ente Tutela Vini Romagnoli. È una delle date che rimarrà nella storia di questa terra, della sua gente. Rinasce così la «Romagna dei Vini».
1977: quindici anni dopo. Non è retorica, è sacrosanta verità: «tutta la Romagna è un immenso vigneto». Ha vestito di viti tutta la collina che mai è stata così bella, che pare in festa perenne. Ed è stata una frenesia di lavoro, di iniziative, in ogni campo, in ogni direzione, in fraterna concordia. Il miracolo della «Romagna dei Vini»” (AD, E Luneri de Pasador, edizione 1977)

Manifesto per la prima convocazione del C.D.V.R., Faenza, 1962.

Manifesto per la prima convocazione del C.D.V.R., Faenza, 1962.

Aldo Spallicci, 1963.

Aldo Spallicci, 1963.

AD, Tommaso Simoni, Gian Franco Fontana, La Romagna dei vini, Bologna, Edizioni Alfa, 1967.

AD, Tommaso Simoni, Gian Franco Fontana, La Romagna dei vini, Bologna, Edizioni Alfa, 1967.

Nei primi anni ’60 la reputazione dei vini romagnoli era scesa ad un livello di profondo anonimato e la grande produzione vinicola era oppressa da fenomeni di sofisticazione.

L’utilizzo delle uve romagnole era destinato alla produzione di alcolici o alle cantine industriali per il “taglio” con vini di alta gradazione provenienti dal meridione. Quello che Alteo Dolcini (AD) chiama il grande risorgimento vinicolo romagnolo inizia a Faenza nel 1962 con la costituzione del Consorzio per la Tutela dei Vini Tipici Romagnoli, divenuto poi Ente Tutela Vini di Romagna.

Laboratorio analisi Ente Tutela Vini, Faenza, 1971

Laboratorio analisi Ente Tutela Vini, Faenza, 1971

Passatori a cavallo nelle vigne bertinoresi, Fattoria Paradiso, Bertinoro, 1977.

Passatori a cavallo nelle vigne bertinoresi, Fattoria Paradiso, Bertinoro, 1977.

Stand espositivo, Fiera Internazionale di Bristol, Inghilterra, 1979.

Stand espositivo, Fiera Internazionale di Bristol, Inghilterra, 1979.

L’obiettivo era quello di riqualificare un intero settore attraverso un insieme di interventi:

  • classificare le zone tipiche;
  • indicare le gradazioni minime naturali delle uve;
  • non consentire i “tagli”;
  • qualificare il grado complessivo di un vino per la vendita al consumo;
  • stabilire la resa di uva per ettaro e la resa in vino;
  • definire i sistemi di allevamento che garantiscono la assoluta purezza di varietà;
  • sancire l’indicazione della zona di produzione e di vinificazione.

Questi provvedimenti erano fondamentali affinché i vini romagnoli potessero aspirare al riconoscimento di Denominazione di origine controllata introdotto dalla Legge 930 del 1963. Primo Presidente dell’Ente, l’Arzdur, è Aldo Spallicci.

Per la prima volta si uniscono le forze dei viticoltori superando i campanilismi fra comuni e province, lavorando assieme per guadagnare credibilità e qualità. L’Ente Vini invita la Facoltà di Agraria dell’Università a Bologna ad istituire a Faenza un Centro di Ricerca scientifica qualificata, operativo presso l’Azienda Agricola del comune faentino a Tebano. AD studia e propone la costituzione dell’Esave quale organismo patrocinatore e finanziatore di tale Centro di Ricerca.

L’Ente Tutela Vini, grazie ad un’azione incessante costituita da controlli, insegnamenti, seminari, fiere e iniziative di ogni genere, ottiene nel luglio 1967 la D.o.c. per il Sangiovese, nell’agosto dello stesso anno per l’Albana, nel 1973 per il Trebbiano. Gli sforzi proseguono al fine di tutelare la denominazione garantita per le uve tipiche del nostro territorio.

Vitigni di Albana, colline forlivesi, 1989.

Vitigni di Albana, colline forlivesi, 1989.

Etichetta per l’analisi dei campioni di vino.

Etichetta per l’analisi dei campioni di vino.

Marchi del Passatore.

Marchi del Passatore.

Nel 1987 l’Albana è il primo bianco italiano a conseguire la qualifica D.o.c. e garantita. Nel 1988 Cagnina e Pagadebit conquistano il riconoscimento della D.o.c. La scelta di caratterizzare il marchio che attesta la produzione controllata e garantita con l’immagine del Passatore suscita polemiche e genera dispute storiche e letterarie. Grazie all’Ente, la Romagna partecipa alle fiere nazionali ed internazionali promuovendo vini di qualità che competono a pieno titolo con le altre rinomate produzioni. Nel 1967 pubblica La Romagna dei Vini, testo scritto assieme a Tomaso Simoni e Gian Franco Fontana: uno studio approfondito sulle radici storiche dei vitigni diffusi in Romagna, svolto con l’intento di conservare memoria delle antiche specie vinicole romagnole e, ove possibile, tutelarle.

All’Ente Tutela Vini si affiancano nel 1967 il Tribunato di Romagna e nel 1969 la Società del Passatore. Successivamente sorgono la Ca’ de Bé a Bertinoro, la Domus Popilia a Cesenatico, la Ca’ de Vèn a Ravenna, la Ca’ de Sanzves a Predappio e la Chesa de Vein a Rimini. Nel 1979, come auspicato anni prima sulla Mercuriale Romagnola e grazie all’essenziale intervento dell’Ente, i maggiori consorzi di tutela delle D.o.c. italiane vengono riunite nella Federdoc.

La Romagna si riappropria della sua identità vitivinicola. La riscoperta e la valorizzazione dei vini romagnoli sostengono il rilancio di un settore economico che ancora oggi può vantare solide basi di qualità, originalità e tipicità.